agosto 2007


La natura ha il suo appeal, lo ha sempre avuto. Oggi sembra però che a subirne l’irresistibile fascino siano soprattutto marche e aziende impegnate a ritoccare la propria brand image ed i propri profitti. “Energia pulita”, “rivoluzione verde”, “100% naturale”, sono motti ricorrenti nel mondo del marketing e della comunicazione d’impresa. (altro…)

La formazione non è un optional; solo parlarne non basta, conviene farla per il successo della propria impresa. Confcommercio Siena attraverso la sua Agenzia Formativa Saiter ha già definito le attività formative in partenza a settembre. (altro…)

Non è la specie più forte né la più intelligente a sopravvivere, ma quella più veloce ad adattarsi al cambiamento.” Questo scriveva Charles Darwin nella sua ricerca sui fattori che facilitano la sopravvivenza. Ci sembra profetica la sua visione di un mondo che impone la flessibilità totale ad imprese e managers per la velocità con cui mutano gli scenari. Per questo motivo vedremo i dirigenti italiani tornare a scuola ed i percorsi formativi farsi più sofisticati e calibrati soprattutto per far crescere e stimolare l’auto-formazione. Ci sarà quindi un grande spazio per la varie metodologie formative “one to one”, coaching, counselling, tutoring, dove il manager sarà seguito come un atleta in allenamento e guidato nella focalizzazione di obiettivi sempre più ambiziosi allenando la mente al risultato. (altro…)

Dev’essere il carattere nazionale svedese. Dev’essere il suo mix di solidarietà e uguaglianza, funzionalità e innovazione. Non può essere un caso se Mrs H&M e Mr Ikea – i rivoluzionari dei prodotti a poco prezzo, i primi a rompere il tabù del loro inutile grigiore – hanno conquistato il mondo partendo da Stoccolma. Con abiti e mobili che costano poco, piacciono tanto e si vendono a tutti. La differenza fra i due è che Ingvar Kamrad, il quarto uomo più ricco del mondo, è il padrone del suo business, mentre Margareta van den Bosch è solo una dipendente della catena Hennes&Mauritz. Senza di lei, però, H&M oggi continuerebbe a far fare abitucci di poliestere in Asia copiando la moda dell’anno prima e a venderli in negozi di periferia con arredi di plastica. Non avrebbe 60 mila dipendenti in 1.480 negozi, cinquecento milioni di pezzi venduti all’anno e un volume d’affari di 8,6 miliardi di euro. Non sarebbe un colosso del discount che guarda dritto negli occhi i colossi del lusso. (altro…)