creatività


Ormai per definizione (e per senso comune) il termine “ufficio” significa anche computer e collegamento a Internet. Questi due elementi sono infatti diventati imprescindibili per la giornata lavorativa della maggior parte dei dipendenti, quasi come avere a disposizione una postazione dotata di sedia e scrivania. Questo perché il collegamento al Web è necessario per molti aspetti del lavoro di tutti i giorni. Ma avere internet in ufficio implica anche la possibilità di utilizzarlo anche per scopi personali. Il problema non è tanto la navigazione online in generale né la posta elettronica, quanto soprattutto l’utilizzo di programmi di messaggistica istantanea(altro…)

Dici Sim City e milioni di giocatori al mondo s’illuminano d’immenso. Perché quel videogame dove costruisci una città virtuale completa, dalle strade, alle tasse, all’ordine pubblico, è sulla breccia digitale da 18 anni. Tra un paio di settimane, per la loro gioia, arriverà la nuova versione, la quinta, molto più raffinata e simile alla complessità delle metropoli reali. Intanto, nel corso degli anni, oltre a garantire deliziosi piaceri ludici Sim City funziona da serio strumento pedagogico in molte università del mondo. Una di queste è la milanese Bocconi. E Luca Buccoliero, docente di Gestione finanziaria delle Pubbliche amministrazioni, lo usa regolarmente per allenare i futuri manager. Certo, sono previsti stage pratici sul campo, ore trascorse a compulsare manuali e codici, ma anche smanettare sul computer con Sim City si è rivelato parecchio utile. (altro…)

Capita a volte improvvisamente. Viene in mente la soluzione di un problema sul quale vi stavate arrovellando da giorni o forse da settimane. Non possiamo fare a meno di chiederci: coma mai non ci avevo pensato prima? In momenti come questi abbiamo stabilito un contatto con il nostro spirito creativo. Uno “spirito sfuggente”, ispiratore di buone idee e, in molti casi, di vere e proprie illuminazioni. Ad ogni modo, lo spirito creativo, è senza dubbio qualcosa di più di una intuizione occasionale o di uno “sfoggio di eccentricità”. (altro…)

1. Tenere presente il tipo di persone alle quali ci si rivolge per poter decidere in anticipo: il tono dell’intervento: formale, sciolto, serioso, enfatico, scanzonato; la lunghezza dell’intervento stesso; l’incipit, cioè l’avvio: adattare la prima frase al pubblico che ascolta è un vecchio trucco di imbonitori e cabarettisti, un po’ sfruttato ma efficace; l’abbigliamento.  (altro…)

Il public speaking è definito anche l’arte della comunicazione. Molto spesso il lavoro obbliga a dover parlare in pubblico e ci si chiede se si riuscirà ad essere chiari, coinvolgenti ed efficaci. Se si fa parte di un’organizzazione si devono saper esporre i propri punti di vista, le proprie idee, i propri progetti nelle occasioni più disparate. Oggi incontriamo Leonardo Frontani, general manager di TWT TEAM società che si occupa di formazione aziendale innovativa. (altro…)

Non solo managers, ma anche formatori, politici, giornalisti e personale scientifico, dovrebbero sentirsi naturalmente portati ad un training specifico per imparare a parlare “al” pubblico. Troppo spesso le persone che sono chiamate a comunicare, lo fanno convinte che sia qualcosa che viene naturalmente come camminare. Purtroppo l’efficacia nella ricerca del consenso dipende dall’esercizio del public speaking come arte e come scienza. (altro…)

L’euritmia si può descrivere come una specie di danza ginnica espressiva. La si pratica sia come arte raffigurativa autonoma che come parte di rappresentazioni teatrali. Oltre a questo ha usi terapeutici nella medicina antroposofica. Si inizia a studiare la figura umana, investigando il camminare, contemplando il movimento. Secondo il fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner, bisogna trovare movimenti atti ad esprimere il fraseggio della lingua parlata. (altro…)

Credo che sarà la velocità a portarci all’estinzione come specie. Non parlo solo dei notiziari che quotidianamente ci mostrano grovigli di lamiere sulle nostre strade. Parlo della malattia della velocità, una malaugurata religione che si è diffusa in occidente mettendo in grave pericolo i suoi affidati. Corriamo, perché pensiamo che questa sia la modalità corretta per sentirci produttivi. Corriamo, perché crediamo di essere vittima di un sistema che corre. Sempre corriamo, perché cerchiamo di anticipare gli eventi e controllare di più la nostra vita. (altro…)

Dev’essere il carattere nazionale svedese. Dev’essere il suo mix di solidarietà e uguaglianza, funzionalità e innovazione. Non può essere un caso se Mrs H&M e Mr Ikea – i rivoluzionari dei prodotti a poco prezzo, i primi a rompere il tabù del loro inutile grigiore – hanno conquistato il mondo partendo da Stoccolma. Con abiti e mobili che costano poco, piacciono tanto e si vendono a tutti. La differenza fra i due è che Ingvar Kamrad, il quarto uomo più ricco del mondo, è il padrone del suo business, mentre Margareta van den Bosch è solo una dipendente della catena Hennes&Mauritz. Senza di lei, però, H&M oggi continuerebbe a far fare abitucci di poliestere in Asia copiando la moda dell’anno prima e a venderli in negozi di periferia con arredi di plastica. Non avrebbe 60 mila dipendenti in 1.480 negozi, cinquecento milioni di pezzi venduti all’anno e un volume d’affari di 8,6 miliardi di euro. Non sarebbe un colosso del discount che guarda dritto negli occhi i colossi del lusso. (altro…)

Nella ricerca e nell’innovazione “l’Italia è in ritardo rispetto agli altri paesi europei”, benché ci siano segnali positivi, afferma Draghi. Secondo il governatore della Banca d’Italia “il quadro italiano è critico, ma la situazione non è immodificabile: la trasformazione del nostro sistema produttivo è iniziata. La capacità di innovare – aggiunge poi Draghi – dipende dalla disponibilità dalla qualità del capitale umano, dalla formazione di lavoratori, ricercatori e scienziati”. (Ansa)

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