il manager


I manager di tutta Europa sono avvisati: se per lavoro devono farsi qualche giorno di trasferta a Francoforte, dovranno prepararsi a spendere quasi mille euro al giorno. Se la destinazione della missione dovesse invece essere Sofia, la spesa sarà ben più abbordabile: 184,80 euro. In mezzo, tra queste due città, altre trenta mete europee di viaggi d’affari che sono state prese in considerazione dall’Economist Intelligence Unit, il centro di ricerca del settimanale economico britannico. Che per un anno ha analizzato i diversi indicatori che incidono sulle spese di un businessman in missione all’estero. (altro…)

A dispetto degli stereotipi che vedono la donna filippina quale perfetta padrona di casa, continua a crescere il numero di manager al femminile nel Paese asiatico. Se già nel 2002 era maggiore il numero di donne con incarichi di responsabilità rispetto ai colleghi uomini, secondo una recente indagine elaborata dal dipartimento del lavoro (BLES) il divario fra i sessi negli ultimi 5 anni si è “ampliato in maniera costante” e i dati lo testimoniano: nel 2002 erano 1,86 milioni le donne che detenevano ruoli di controllo e di supervisione a fronte di 1,4 milioni di uomini. Nel 2004 il numero di uomini ha toccato quota 1 milione 613 mila, arrivando a 1 milione 629 mila nel 2006 con una crescita in due anni di sole 16 mila unità. Ben diversi i numeri nell’emisfero rosa: 2 milioni 162 mila nel 2004 e 2 milioni 257 mila due anni più tardi, con una crescita di 97 mila unità, sei volte tanto rispetto ai colleghi maschi. (altro…)

La ricerca, commissionata da Avaya, azienda leader nel settore delle telecomunicazioni, ha rivelato come la tecnologia mobile avanzata porti i «senior» delle aziende ad uno stile di lavoro rilassato e informale. Dalle telefonate effettuate nelle toilette alle conference call tenute nei posti più impensabili, il sondaggio dimostra come le Unified Communications, sistemi operativi che garantiscono capacità e funzionalità di un computer su un unico applicativo, permettano ai manager di lavorare in modo flessibile e di aumentare la loro produttività. (altro…)

Dev’essere il carattere nazionale svedese. Dev’essere il suo mix di solidarietà e uguaglianza, funzionalità e innovazione. Non può essere un caso se Mrs H&M e Mr Ikea – i rivoluzionari dei prodotti a poco prezzo, i primi a rompere il tabù del loro inutile grigiore – hanno conquistato il mondo partendo da Stoccolma. Con abiti e mobili che costano poco, piacciono tanto e si vendono a tutti. La differenza fra i due è che Ingvar Kamrad, il quarto uomo più ricco del mondo, è il padrone del suo business, mentre Margareta van den Bosch è solo una dipendente della catena Hennes&Mauritz. Senza di lei, però, H&M oggi continuerebbe a far fare abitucci di poliestere in Asia copiando la moda dell’anno prima e a venderli in negozi di periferia con arredi di plastica. Non avrebbe 60 mila dipendenti in 1.480 negozi, cinquecento milioni di pezzi venduti all’anno e un volume d’affari di 8,6 miliardi di euro. Non sarebbe un colosso del discount che guarda dritto negli occhi i colossi del lusso. (altro…)

Un giocatore di rugby che si prepara alla partita seduto sulla panchina dello spogliatoio, e un top manager in pantaloncini e t-shirt dopo mesi di lavoro da ’16 ore al giorno’ che gli sta seduto accanto. Difficile pensare che possano avere qualcosa in comune. Eppure hanno tanto di simile, al di sopra di ogni sospetto, tranne certamente il fisico. Sono due entità inserite in una squadra che devono far funzionare, pena obiettivo non raggiunto, pena, d’altra parte, partita persa.  Insomma, il rugby letto a buon diritto come metafora del management. Lo sport di squadra per eccellenza, nel quale ‘come’ si arriva a meta è importante tanto quanto, se non di più, della meta stessa, dove l’arbitro è sacro e dove non si insulta il compagno né tanto meno l’avversario, ha regole che si possono tradurre e ricodificare per un ambiente di lavoro ad alto grado di tensione e di potere decisionale.   (altro…)

Quattro consulenti italiani in management consigliano vivamente agli executive manager di andarsi a (ri)vedere alcuni classici della Settima Arte al fine di migliorare il loro rendimento in seno alla società. «Il grande libro del cinema per il manager», questo il titolo di un atipico manuale in cui Francesco Bogliari, Sergio Di Giorgi, Marco Lombardi e Piero Trupia affermano che i dirigenti d’impresa hanno moltissimo da apprendere dal cinema in materia di creatività, leadership, organizzazione, mobbing, risoluzione di problemi nonchè spirito di gruppo. (altro…)

Nelle imprese italiane è in corso una rivoluzione silenziosa: sono guidate da persone più giovani e più istruite e si stanno sempre più internazionalizzando. Lo dice uno studio della Banca d’Italia, che mette a confronto la fotografia dell’industria e dei servizi nel 2002 con quella del 2006. In quello che Bankitalia definisce «un cambio di strategia» che ha coinvolto circa metà della ziende, ha inciso innanzitutto «il rilevante ricambio generazionale»: nelle imprese con più di 50 addetti controllate da persone fisiche, i capi d’azienda oltre i 65 anni sono crollati dal 37,3% del 2002 al 22,3% dell’anno scorso. A voler cercare il pelo nell’uovo si nota anche una riduzione fra i più giovani, però minima (dal 2,2 all’1,7% degli under 35) e non tale da impedire il ringiovanimento complessivo. (altro…)

Al mattino si alza alle sette, dà il latte a Martina, poi sale sulla sua Jaguar e macina chilometri per raggiungere gli imprenditori che poi eventualmente decide di finanziare acquistando quote delle loro aziende. Roberta Benaglia, 34 anni, amministratore delegato di Dgpa Sgr, società di gestione del Fondo di Private Equity Dgpa Capital, si presenta con i sandali pieni di strasse tacco otto centimetri, pantaloni bianchi fasciati e cintura sul pube. Nelle aziende la ricevono con un sorriso, poi chiedono quando arriva l’ingegner Benaglia, con cui hanno appuntamento; lei sorride beata: «Sono io», dice, sapendo di lasciare tutti di stucco. «E che non si aspettano che sia così giovane… ma superato lo choc ho l’impressione di avere un vantaggio. Quello che conta è la bravura e la competenza e io sono brava e competente». «Il complimento più bello che ho ricevuto? Un imprenditore che mesi fa mi ha detto: non ho mai visto nessuno affrontare una negoziazione con quel misto di determinazione e dolcezza con cui lo ha fatto lei». (altro…)

Product Manager, Export Manager e Sales Account: avere questa qualifica sul biglietto da visita significa avere – almeno sulla carta – gli stipendi migliori fra le varie figure professionali che operano nell’area delle vendite e del marketing. Dopo cinque anni di esperienza, infatti, chi occupa tali posizioni in azienda può arrivare a guadagnare – tra compensi fissi e variabili – cifre significative, e cioè comprese fra i 30mila e i 45mila euro di retribuzione lorda annua. I dati in questione, relativi a tutto il 2006 e al primo trimestre 2007, sono estratti dall’indagine 2006-2007 sulle retribuzioni della Page Personnel, agenzia per il lavoro internazionale con quattro sedi in Italica nata come costola del Gruppo Michael Page e specializzata nelle attività di selezione del personale. Francesca Contardi, direttore generale della Page Personnel, ha spiegato in una nota perché le tre figure di cui sopra godono di trattamenti migliori rispetto alle altre che compongono la categoria sales & marketing. (altro…)

Quella che fino ad ora era stata prerogativa dei ragazzacci del rock, è diventato oggi l’obiettivo di una quarantina di bancari, insegnanti ed altri lavoratori, invitati da un albergo di Madrid a spaccare televisori, strappare la carta da parati e sfasciare tutto. L’aria era appesantita dalla polvere e risuonavano le urla dei volontari con il casco, che hanno conquistato il diritto di distruggere una parte dell’hotel prima che venga ristrutturato dalla proprietà, NH Hotels. (altro…)

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